Dazi Usa, conferma a febbraio? Marilena Barbera: «Vino italiano rafforzato»

Importatori sul piede di guerra, Italia alla finestra: «Pallottola schivata, sin ora vantaggio competitivo»

A due settimane esatte dal carosello di metà febbraio sale la tensione attorno alla revisione dei dazi Usa su vino ed agroalimentare europeo. L’impressione è che l’amministrazione Biden, appena insediatasi e ancora priva di un referente politico all’interno dell’Ufficio per il Commercio degli Stati Uniti, possa decidere di non decidere. Ovvero confermare, per altri 6 mesi, il pacchetto di tariffs ereditato da Donald Trump.

Non solo. Secondo fonti di WineMag.it negli States, l’Ustr potrebbe non aprire il consueto spazio per la ricezione dei commenti pubblici, sin ora utilizzato per raccogliere critiche e proposte di revisione dei dazi.

Per questo l’Us Wine Trade Alliance, l’associazione che riunisce gli operatori del settore vitivinicolo degli States, ha deciso di raccogliere autonomamente le testimonianze, in collaborazione con la Coalizione “Stop Restaurant Tariffs“. Come? Attraverso un modulo Google compilabile entro il 5 febbraio dai professionisti americani del Wine & Food, che sarà recapitato all’Ustr.

«Vorremmo raccogliere brevi testimonianze – spiega il referente dell’Uswta, Ben Aneff – che utilizzeremo per dimostrare i danni causati dalle tariffe aggiuntive. L’obiettivo è mantenere alta la pressione sull’amministrazione».

In un periodo come questo, pieno di turbolenze, questioni come la nostra rischiano di passare in secondo piano a Washington, finendo nel dimenticatoio. Con l’aiuto dei professionisti del settore possiamo assicurarci che l’amministrazione Biden sappia quanto sia urgente la soluzione del problema, aiutandola a provvedere per tempo a una saggia soluzione».

La conferma dei dazi attuali, d’altro canto, potrebbe essere una “buona notizia” per l’Italia. «Per onestà intellettuale – dichiara a WineMag.it la vignaiola siciliana Marilena Barbera, tra le più attente all’evolversi della situazione, sin dallo scorso anno – bisogna ammettere che il vino italiano è l’unico settore che sta uscendo non solo indenne da questa guerra commerciale, ma sostanzialmente rafforzato».

Lo dimostra il fatto che nel 2020 le esportazioni delle nostre etichette hanno superato in valore quelle delle concorrenti francesi – continua – proprio “grazie” ai dazi da cui siamo stati esentati.

Non è bello né corretto gioire delle disgrazie altrui, ma non possiamo non riconoscere che aver schivato quella pericolosa pallottola sta consentendo ai nostri vini di godere di un vantaggio competitivo, provvidenziale in un momento in cui il crollo del mercato interno sta mettendo in seria crisi i bilanci delle aziende vinicole italiane».

Marilena Barbera sottolinea quanto sia «molto probabile che il destino dei dazi sul vino ed altri prodotti alimentari europei non si decida nel carosello di febbraio».

In primis la nomina di Katherine Tai, l’avvocata esperta in diritto commerciale chiamata da Biden a sostituire Robert Lighthizer alla direzione dell’Ustr, non è ancora stata confermata dal Senato: Questo le impedirà, ancora per diversi giorni, di prendere effettivamente servizio e di occuparsi direttamente dell’attuazione della politica presidenziale, in materia di commercio estero.

La seconda ragione riguarda le priorità dichiarate dall’Amministrazione Biden, che in questo momento si concentrano su altri tavoli. Tra questi il rapporto con la Cina, percepito come molto più urgente rispetto alla questione Boeing-Airbus, o l’attuazione del recente accordo commerciale Usmca, sottoscritto con Messico e Canada.

D’altro canto – sottolinea Marilena Barbera – nelle sue dichiarazioni pubbliche Biden ha chiaramente annunciato lo stop immediato alla politica isolazionistica del suo predecessore: la riadesione degli Usa agli Accordi di Parigi ed alla Who vanno chiaramente in questa direzione.

Ma risolvere il problema dei dazi significherà rimettere mano, prioritariamente, al funzionamento dell’Appellate Body, ossia l’organismo “giudicante” della World Trade Organization bloccato proprio da Trump, che ha generato l’escalation che ha portato, come abbiamo visto, all’imposizione dei dazi».

Sempre secondo la vignaiola di Menfi «la questione è molto più complessa di quello che appare a prima vista»: «Probabilmente servirà più tempo di quanto le aziende esportatrici europee e gli importatori americani siano in grado di attendere, soprattutto in un periodo in cui la pandemia da Covid-19 ne ha messo a dura prova la resilienza commerciale».

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